domenica 31 ottobre 2010

Vero portafortuna

BEBETA – Signore, vuoi un portafortuna ?
LUMEN – Come ?

BEBETA – Vuoi portafortuna brasiliano ?  Costa poco.
LUMEN - Che cos'è ?

BEBETA - Portafortuna brasiliano potentissimo. Basta che metti braccialetto. Ogni filo colorato ti darà tanta fortuna.
LUMEN - Potentissimo eh ? .

BEBETA - Certo. Tanta fortuna per te se lo possiedi.
LUMEN – Mi dispiace, ma non ci credo.

BEBETA - Tu devi credere.
LUMEN – E’ impossibile credere. E sai perchè ?

BEBETA - Perchè ?
LUMEN - Mi basta vedere te.

BEBETA – Non comprendo.
LUMEN - Tu hai lì con te decine di portafortuna. Non uno, decine.

BEBETA - E allora ?
LUMEN - Se davvero questi affari funzionassero, dovresti essere ricchissima. Invece purtroppo sei una poveraccia. Quindi vuol dire che non servono a nulla.
 

Scherzi da Prete

CARTELLI VERAMENTE ESPOSTI IN UNA PARROCCHIA


- Ricordate nella preghiera tutti quanti sono stanchi e sfiduciati della nostra parrocchia.

- Per tutti quanti tra voi hanno figli e non lo sanno, abbiamo un'area attrezzata per i bambini!

- Giovedì alle 5 del pomeriggio ci sarà un raduno del Gruppo Mamme. Tutte coloro che vogliono entrare a far parte delle Mamme sono pregate di rivolgersi al parroco nel suo ufficio.

- Il gruppo dei volontari ha deposto tutti gli indumenti. Ora li potrete vedere nel salone parrocchiale.

- Martedì sera, cena a base di fagioli nel salone parrocchiale. Seguirà concerto.

- Il gruppo di recupero della fiducia in se stessi si riunisce giovedì sera alle 7. Per cortesia usate la porta sul retro.

- Venerdì sera alle 7 i bambini dell'oratorio presenteranno l'"Amleto" di Shakespeare nel salone della chiesa . La comunità è invitata a prendere parte a questa tragedia.

- Care signore, non dimenticate la vendita di beneficenza! È un buon modo per liberarvi di quelle cose inutili che vi ingombrano la casa. Portate i vostri mariti.

- Tema della catechesi di oggi: "Gesù cammina sulle acque". Catechesi di domani: "In cerca di Gesù".

- Il coro degli ultrasessantenni verrà sciolto per tutta l'estate, con i ringraziamenti di tutta la parrocchia.

- Il torneo di basket delle parrocchie prosegue con la partita di mercoledì sera: venite a fare il tifo per noi mentre cercheremo di sconfiggere il Cristo Re!

- Il costo per la partecipazione al Convegno su "preghiera e digiuno" è comprensivo dei pasti

- Per favore mettete le vostre offerte nella busta, assieme ai defunti che volete far ricordare.

- Il parroco accenderà la sua candela da quella dell'altare. Il diacono accenderà la sua candela da quella del parroco e voltandosi accenderà uno a uno i fedeli della prima fila.

 

sabato 23 ottobre 2010

Come Van Gogh

EUGENIO – Lumen, ho scoperto una cosa terribile !
LUMEN – Che cosa ?

EUGENIO – Ho scoperto che il mio Van Gogh, il più bello dei quadri della mia collezione, quello che  amo di più è  falso.  Indiscutibilmente falso.
LUMEN – Come lo avevi avuto ?

EUGENIO – L’avevo comprato due anni fa da un privato, in modo, diciamo così, informale, per un prezzo d’occasione.
LUMEN – Quindi senza nessuna certificazione.

EUGENIO – Sarebbe stato impossibile. D’altra parte all’epoca non mi era venuto nessun sospetto.
LUMEN – Com’è questo quadro ?

EUGENIO – E’ stupendo. Rappresenta  un campo  di grano  con due  grandi cipressi, piegati  dalla furia del vento.  Il cielo, i  campi e gli alberi sono tutti agitati, nel  tipico stile  di Van  Gogh.   Sembra di  vederli muovere  sulla tela,  come se  fossero reali.   Il cielo  striato di  blu e  violetto incombe sulla campagna e promette tempesta. La  pennellata  sembra proprio  quella  del  grande  Van Gogh  e  il soggetto  anche. 
LUMEN – E adesso, cosa intendi fare ?

EUGENIO – Non lo so. Proprio non lo so.
LUMEN – Ma ora che sai che è falso, non ti piace più ?

EUGENIO – No, questo no. Se chiudo gli occhi continuo a  rivederlo con il pensiero,  ed è sempre  bellissimo. Mi fa venire i brividi proprio come gli altri quadri di Van  Gogh.  Anzi forse di più,  perchè adoro quel paesaggio in maniera particolare.
LUMEN – Ti capisco.

EUGENIO – Non è tanto per il valore. Gli affari mi vanno bene, ho tutti i soldi che mi servono  e non compro i quadri per speculazione o per investimento.
LUMEN – Questa è una buona cosa.

EUGENIO – Però resta l'inganno,  che  mi lascia mortificato,  umiliato  nel  mio orgoglio. Quel maledetto mi  ha truffato, mi  ha preso in giro, mi ha fregato un mucchio di soldi in cambio di niente.
LUMEN - Per la verità, non credo che tu abbia ragione.

EUGENIO - Cosa sarebbe  ?
LUMEN - Non credo che tu sia stato "veramente" truffato.

EUGENIO – Lumen, perché dici questo ?.
LUMEN – Te lo spiego subito.

EUGENIO – Sono proprio curioso.
LUMEN – Dimmi, Eugeno, perchè ti piacciono tanto i Van Gogh ?

EUGENIO - Beh,  è  difficile dirlo.   Mi  piace  la  sua pennellata  forte  e vigorosa, i colori vivi che usa, il  suo modo di dare vita e movimento alle cose.
LUMEN - È un piacere per gli occhi, quindi.

EUGENIO - Sì certo, che altro è la pittura ? C'è chi compra  quadri per investimento, o  per speculazione, lo so. Ma non  è il  caso mio.   Io compro  quadri solo  per il piacere di guardarli. 
LUMEN - Bene.  E allora  se ci pensi con calma ti  renderai conto che quel falsario ti ha fatto un piacere e non un torto.

EUGENIO - Questa poi...
LUMEN – Riflettici bene,  Eugenio.   Tu,  prima di  fare le  prove chimiche, eri o non eri convinto di aver di fronte un vero Van Gogh ?

EUGENIO - Beh, sì, certo.  Era... era perfetto.
LUMEN - Ecco appunto.   Quindi ti  dava piacere guardarlo  come un  vero Van Gogh.

EUGENIO - Sì.
LUMEN - Allora di che ti lamenti ?

EUGENIO - Come di che mi lamento ? Ma adesso so che è falso.
LUMEN - Certo, non è un Van Gogh  autentico.  Ma questo era vero anche prima che tu  lo sapessi,  e la cosa  non ti ha  mai impedito  di godertelo appieno.

EUGENIO - Beh...
LUMEN - E questo  perchè ?  Semplice: perchè  anche il  quadro di  quel falsario è "bello"  come un  Van Gogh.   Altrimenti  tu non  avresti mai  potuto confonderlo, ti pare ?

EUGENIO - E allora ? 
LUMEN - E allora, se  è bello come un Van Gogh,  artisticamente  vale quanto un Van Gogh.

EUGENIO - Ma un vero  Van Gogh vale molto, molto di più.
LUMEN – Certo, perchè è valutato anche secondo principi di speculazione.  Ma a te interessa solo il lato estetico della cosa.

EUGENIO – Questo è vero.
LUMEN - E allora è proprio così: se un  quadro è bello come un Van Gogh, vale quanto  un  Van  Gogh, non  si  scappa.   E  tu ti lamenti di  aver acquistato un quadro così bello per una somma inferiore al valore speculativo di mercato ? Dovresti esserne entusiasta.

EUGENIO - Questa poi...  .
LUMEN - Ma c'è di più.

EUGENIO - Che cosa, ancora ?
LUMEN – Tu ha un Van Gogh che nessuno ha mai avuto e nessuno avrà mai.  Tu, caro Eugenio, sei un privilegiato.

sabato 16 ottobre 2010

L’ignoranza della Filosofia

EUGENIO – Lumen, ho appena letto un libro che si intitola "LA SAGGEZZA DELLA FILOSOFIA".
LUMEN – Bene. E ti è piaciuto ?

EUGENIO – Ehm, temo proprio di no.
LUMEN – Non mi stupisce.

EUGENIO – Perché dici questo ?
LUMEN – Perché la filosofia  merita molto  meno ammirazione  di quanta  normalmente glie  ne venga attribuita. Si possono fare molte considerazioni contrarie, anche abbastanza ovvie,  ma che  non vengono normalmente fatte, perchè non seguono il pensiero tradizionale, e il ribaltamenti  di prospettiva sono sempre difficili.

EUGENIO – Vorrei capirne qualcosa di più.
LUMEN - Per  cominciare   occorre  ovviamente  avere  ben   chiaro  il concetto di cosa si intende con questa parola. “Filosofia”   è  una   parola  nata   nell'antica  Grecia   che significa "amore  per la  sapienza" (filo-sofos)  e indicava  la ricerca della conoscenza da parte dei sapienti dell'epoca.

EUGENIO – Questo più o meno lo sapevo.
LUMEN - Purtroppo i "sapienti dell'epoca"  erano, per ovvie carenze di informazioni, degli ignoranti in tante cose. Erano diventati  molto bravi nelle elaborazioni  matematiche e geometriche, e  cercavano con gli  stessi metodi deduttivi, di  capire e spiegare anche la natura che li circondava. Purtroppo la  natura la si scopre  e la si spiega  solo con la ricerca sperimentale,  per cui,  privi com'erano di  valide informazioni astronomiche  e naturalistiche,  quando discettavano  della costituzione dell'universo,  degli  astri,  della  terra e  della  natura  in  genere prendevano delle solenni cantonate.

EUGENIO – Me lo immagino.
LUMEN - Loro,  poveretti, facevano  del  loro meglio,  ma i  risultati sono  per noi  patetici,  come  abbiamo imparato  a  scuola studiando  i "grandi" filosofi greci del passato: Eraclito, Platone, Aristotele, ecc. Ovviamente, man  mano che le scoperte  astronomiche spiegavano scientificamente i  segreti dell'universo,  della terra, e  degli astri, più nessun filosofo si è azzardato a discettarne.

EUGENIO – Era inevitabile.
LUMEN – I filosofi  però non si sono  estinti per così poco, limitandosi  a mutare il  loro campo  di indagine, che  si è  progressivamente limitato all'uomo, ai suoi problemi esistenziali e al suo destino. Tutto ciò ha costituito un  campo di indagine ritenuto "sicuro" e non  più riducibile,  in quanto  considerato estraneo  alle ricerche della scienza. In altre  parole è  come se i  filosofi dicessero:  ok, in passato  ci  siamo  occupati  di  cose  che  non  ci  riguardavano.   Lo facevamo  per nostro  piacere e  curiosità perchè  la scienza  non era ancora nata.  La gente ci credeva  anche se eravamo inaffidabili, ma non era colpa  nostra, perchè non c'erano  alternative. Poi ci siamo  accorti che il metodo  scientifico era superiore e quindi, pur con qualche resistenza, ci siamo fatti da parte. Ma  ora che  ci occupiamo  dell'uomo non  temiamo concorrenza, perchè  siamo nel  campo della  metafisica, e  qui la  scienza non  si applica per cui non potrà mai scalzarci.

EUGENIO – Beh, in effetti, il ragionamento sembra valido.
LUMEN – Ma non lo è. E qui entra in gioco il cosiddetto “metodo speculativo”.

EUGENIO – Ovvero ?
LUMEN – E’ il metodo con il quale i filosofi elaborano le loro meravigliose e infondate teorie. È oltretutto  molto comoda,  in quanto non  è necessario vedere le cose, misurarle, sperimentarle,  provare e  riprovare facendo una  fatica tremenda, subendo  delusioni  cocenti  perchè  le   cose  sono  diverse  da  come ipotizzato. No.  Il filosofo  fa più presto: si chiude nel  silenzio della sua cameretta e pensa.

EUGENIO – Beh, ma deve pur sempre partire da dei dati di fatto.
LUMEN – Certo, qualche materiale  per il  ragionamento lo  deve avere: ma non è nient'altro  che   la  sua esperienza  personale   sulle  cose   e  il comportamento umano. Anche  nella migliore  delle ipotesi,  gli unici  dati veri  di cui dispone sono le manifestazioni visibili, mentre gli sfuggono del tutto le cause. Così elabora  le sue teorie  inventando semplicemente i  nessi causali, purchè  il risultato  “teorico” finale  coincida con  i  sintomi da  lui rilevati. E poi ci si stupisce che non arrivino mai a nulla.  Anche con tutta la buona volontà non potrebbero proprio.

EUGENIO – Ma allora quale sarebbe il metodo giusto ?
LUMEN - In realtà  non esiste un  metodo di ricerca filosofico  “a sé stante”, in qualche maniera contrapposto a un metodo scientifico. La conoscenza  usa un  solo metodo,  che è  quello di  ricercare un nesso causale ripetibile  all'infinito e non confutabile  come falso, per poter rifare a  piacere e in qualsiasi momento ciò  che è desiderabile ed evitare ciò che è dannoso. E questo stesso metodo lo applica  sia la scienza, sia la filosofia sia la religione, solo che nel primo caso funziona davvero, e quando non funziona è perchè  si è trovato qualcosa di meglio,  negli altri casi non  funzionerebbe comunque.

EUGENIO – E perché ?
LUMEN – Perché si  cerca  sempre  e comunque di  non contraddirsi, e quindi si fa in  modo  che  gli insuccessi vengano giustificati in qualche altro modo.

EUGENIO – Ma lo scopo è sempre lo stesso, ovvero procurarsi una utilità futura.
LUMEN –.Esattamente. Così ad esempio i vecchi  sacerdoti pagani che compivano sacrifici per  ingraziarsi la  divinità,  cercavano semplicemente  un sistema, ovviamente inefficace,  per ottenere un utilità  per il proprio popolo, quando  ne avevano bisogno. Allo  stesso modo, ma con ben altro risultato,  i  moderni scienziati  studiano  un sistema  per ottenere e riprodurre a piacere i vantaggi e le comodità desiderate.

EUGENIO – Eppure la storia della filosofia è piena di opere, di testi, di dimostrazioni.
LUMEN – Certo, ma l'unica attività nella quali  i filosofi  riescono benissimo  è la confutazione dei loro colleghi, sia predecessori che contemporanei. Ovvio, parlano  solo del  nulla, e  del nulla  si può  sempre dire quello che si vuole.

EUGENIO – Quindi non si può arrivare a nulla di utile.
LUMEN – Proprio così. L'unica verità “vera” può aversi  solo in campo scientifico, perchè e dimostrabile, verificabile da chiunque, ripetibile a richiesta. Tutte le verità metafisiche sono invece asserzioni indimostrabili e fideistiche. Ti faccio due esempi.

EUGENIO – Sentiamo.
LUMEN – Anzitutto,  si vede che le nuove  "verita"   metafisiche  possono  benissimo  convivere   con  le precedenti, alle quali pretendono di sostituirsi senza riuscirci. Le  nuove verità  scientifiche, invece,  si  sostituiscono definitivamente  alle precedenti, alle quali nessuno può più credere.

EUGENIO – Verissimo.
LUMEN – Un altro esempio: le guerre. Si  fanno guerre ferocissime per  il  trionfo della  verità metafisica  (della propria verità,  si capisce) perchè  quei testoni degli "altri",  non si capisce bene perchè,  non la capiscono. Le scoperte scientifiche, invece, si  diffondono semplicemente  comunicandole  agli altri,  e se  gli  "altri" non  le seguono, sono semplicemente affari loro.

EUGENIO – Però le leggi della  natura sono oscure e difficili da apprendere
LUMEN – Questo è vero e nessuno nega. Dopo  secoli  e secoli  di  studio  gli scienziati  hanno  imparato tantissimo, ma molto resta ancora da scoprire. Eppure poichè la  nostra realtà è soltanto quella “naturale” sono le uniche leggi valide, funzionanti, che hanno un senso. Le uniche, cioè, a cui attingere per  capire il mondo, noi stessi e i nostri comportamenti. L'invenzione di regole metafisiche a cui ispirarsi e nient'altro che un espediente infantile per credersi sapienti senza fare fatica. E porta ad errori e sofferenze  incredibili, perchè solo la natura è in armonia  con se stessa, solo  le leggi naturali sanno  spiegare le cose senza forzature.

EUGENIO – Ma allora, cos’è davvero la “Metafisica” ?
LUMEN – Lo dice la parola stessa: è tutto ciò che non appartiene al mondo fisico. Quindi, quando si parla  di metafisica, o soprannaturale,  si parla di cose che, per loro stessa definizione, non possono esistere. Infatti, se la realtà è data dalla natura, che è sottoposta alle sue  leggi, ciò che  non appartiene alla  natura non esiste,  e se anche esistesse, non potrebbe interagire con  essa in quanto, per definizione,  non è soggetto alle stesse leggi.

EUGENIO – A questo non avevo mai pensato.
LUMEN - La metafisica è solo una invenzione geniale dei  filosofi e dei pensatori in  genere, i quali, in questo modo, possono dilettarsi  ad inventare tutto quello  che vogliono, sicuri che nessuno potrà mai smentirli, perchè tanto non esiste nulla.

EUGENIO – E cosa possiamo dire, allora, del concetto di Essere Supremo ?
LUMEN - La prima  regola, quando si ragiona, è  che chi afferma  l'esistenza di qualcosa  lo  deve  provare:  e nessun  teologo  o  filosofo ha  mai dimostrato  in modo veramente  inequivocabile l'esistenza di  un  Essere  Superiore, si  chiami Assoluto o Dio.

EUGENIO – Questo è vero. Siamo ancora qui a discuterne, dopo migliaia di anni.
LUMEN – Personalmente, ritengo decisiva questa semplice considerazione: "Dio  (l'Assoluto),  se  esistesse,  sarebbe  una  "cosa"  talmente enorme,   immensa,  abbagliante,   che  nessuno   potrebbe  anche   solo lontanamente pensare di ignorarla".

EUGENIO – Però non c’è solo il corpo fisico, c’è anche lo “spirito”.
LUMEN - Il concetto  di “spirito” o di “anima” è  uno dei  più riusciti e  brillanti "furti" commessi dalle religioni agli antichi pensatori. Gli  antichi  greci  avevano elaborato  il  dualismo  corpo-spirito semplicemente  perchè  dovevano  "inquadrare" le cose che non si vedevano,  ma che tuttavia avevano verificato come esistenti. Oggi  tutto questo  è  semplicemente  ridicolo: ciò  che  è, è  per definizione   fisico,  cioè  materiale   (ancorchè  invisibile:   forze, particelle, onde, ecc.); ciò che non è fisico non può esistere. Per la religione, però, il dualismo è essenziale.

EUGENIO – E perché mai ?
LUMEN - Posto che  il corpo con la  morte "sparisce", e questo  nessuno può oggettivamente negarlo,  su che cosa  si "abbatteranno" il castigo  o il premio dell'aldilà ?. Ecco  allora   la  bella   trovata  dell'anima  come   qualcosa  di immateriale che, appunto per ciò stesso, rimane dopo la morte e subisce il giudizio eterno.

EUGENIO – E questo non è vero ?
LUMEN – Purtroppo (o per fortuna), no. Possiamo metterci  il cuore in  pace, su questo punto: siamo  e rimaniamo solo  un'entità fisica,  che "pensa"  per effetto  di meccanismi  fisici (chimici, elettromagnetici,  ecc.) e  che non può  lasciare nulla  di sé, dopo la decomposizione del corpo. Credere nell'aldilà è semplicemente un errore.

EUGENIO – Che cosa intendi, Lumen, per “errore” ?
LUMEN – L’errore  è ciò che si commette allorquando,  avendo mal valutato i pro e i contro  di una  determinata  situazione (per  carenza  di elementi  di giudizio o per  incapacità di elaborazione) si finisce  per compiere una azione o tenere un comportamento contrario ai propri reali interessi. Non ha niente a che  vedere, ovviamente, con il peccato (religione) o con  il comportamento  immorale (etica)  che si  basano su  giudizi di valore che nella realtà naturale non hanno nessun significato.

EUGENIO – Quindi il peccato non esiste.
LUMEN – Certo che no. L'errore  è l'unico  criterio distintivo  dei comportamenti  umani, così come per  gli animali (ai quali non  attribuiamo giustamente nessun codice etico), e pur tuttavia è  il meno considerato, visto che sono gli uomini stessi, tranquilli  e beati, ad andare spessissimo  contro i loro reali interessi. Contenti loro...

EUGENIO – E cosa possiamo dire del “Libero Arbitrio” ?
LUMEN – Il “Libero Arbitrio” è la colonna portante di tutte  le concezioni etiche, morali, religiose, e via dicendo. Sarebbe bello se ci fosse (e infatti tutte lo conservano, proprio perchè è un concetto "confortevole"), ma ormai  la scienza ha fatto piazza pulita anche di questo reperto archeologico : tutti i comportamenti, i pensieri e le volizioni umane sono il risultato di una serie di cause fisiche che determinano, dati i presupposti, quella e quella sola risposta. Sembrano  casuali, o  meglio  "volute", solo  perchè  non siamo  in condizioni di conoscere e controllare tutte le cause. Ma   il   risultato   è   prestabilito   in   senso   rigorosamente deterministico.

EUGENIO – Ma l’uomo ha pur sempre la “Ragione”.
LUMEN -  Tenuto  conto  che l'uomo  non  è  null'altro  che un  animale,  è ovviamente dominato dall'istinto.  E la ragione non può essere qualcosa di diverso, di opposto all'istinto. Ne  è semplicemente  uno strumento.   L'arma più  sottile e  più potente di cui dispone l'istinto per raggiungere i propri scopi.

EUGENIO – Ma allora, ha senso parlare di uno “scopo” per l’uomo ?
LUMEN - L'uomo non  ha ovviamente nessuno  scopo nella sua vita, essendo un mero strumento  di riproduzione  a disposizione  dei propri  "geni", che producono  appunto  individui capaci  di  riprodursi  per perpetuare  se stessi. A questo fine sono diretti  tutti gli istinti, tutti  i desideri, tutte le  pulsioni e tutti  i nostri  comportamenti, anche  se non  ce ne rendiamo  conto   e  sembrano,  a prima  vista,   diretti  in  tutt'altre direzioni.

EUGENIO – Non è facile pensarlo.
LUMEN – Invece è proprio quello  che avviene, inevitabilmente, per  ogni essere vivente, piante  e animali, anche  se  la  storia  culturale dell'uomo  è  piena  di  sovrastrutture metafisiche (regolarmente inventate) per  compiacerci con un fine ultimo più o meno gradevole, ma sempre comunque "importante". Invece  siamo solo  uno strumento  fisico della  vita "genica"  che riproduce se stessa. Un pò pochino, lo riconosco, ma è solo così.

EUGENIO – Ma la “vita”, che cos’è alla fin fine ?
LUMEN - La vita è strettamente connessa con il concetto di riproduzione. Una  cosa  pertanto possiamo  dire  con  certezza:  la vita  è  una tautologia.

EUGENIO – Cioè ?
LUMEN - Cioè esiste perchè esiste. Significa che un essere vivente è tale perchè possiede i meccanismi della riproduzione. E perchè li possiede? Per  riprodursi,  perchè  se  non li  possedesse  non  si  potrebbe perpetuare e quindi la "vita" cesserebbe subito.

EUGENIO - Sembra un gioco di parole.
LUMEN – Lo sembra, ma non lo è. Non  dobbiamo essere troppo  orgogliosi  di  noi stessi  come  esseri viventi superiori. Esistiamo  perché,   per  caso,  si   è  formato  un   meccanismo  di riproduzione auto-perpetuantesi, che si è perpetuato appunto perchè tale. Nè più, nè meno di così.

EUGENIO – C’è chi dice che la filosofia resterà sempre indispensabile, perchè  è l'unica  che può dare  una risposta  alle domande fondamentali dell'umanità, mentre la scienza non potrebbe mai.
LUMEN - Le famose 3 domande fondamentali. Tu sai dirmi quali sono ?

EUGENIO - Sono queste: da dove  veniamo, dove andiamo, cosa ci stiamo a fare sulla terra.
LUMEN – Benissimo. Ma chi l'ha detto che la scienza non ha le risposte ?  Allo stato attuale delle conoscenze le risposte sono: Da dove veniamo: dalla terra. Dove andiamo: da nessuna parte. Cosa facciamo sulla terra: ci riproduciamo.

EUGENIO – Non mi sembrano risposte  molto poetiche  ed esaltanti.
LUMEN – Certamente no.  Ma quelle inventate dalla  filosofia o dalla  religione sono peggio,  perchè sono inventate e non significano nulla.

EUGENIO – Però, molti filosofi hanno avuto delle grandi intuizioni, valide ancora oggi.
LUMEN - Quando  a posteriori  viene  riesaminato un  filosofo, c'è  sempre qualcosa che viene salvato perchè,  dice il commentatore, le conoscenze successive hanno confermato l'intuizione del grande filosofo.

EUGENIO – Questo mi sembra un punto a favore della Filosofia.
LUMEN – E invece no. Questo in realtà ci conferma che: il grande filosofo andava a casaccio; ci ha azzeccato per caso; ai  suoi tempi  non  era  affidabile, in  quanto  i contemporanei  non potevano sapere quanto della sua dottrina era credibile e quanto no.

EUGENIO – Non ci avevo pensato.
LUMEN - La  sua grandezza non  è solo limitata,  ma inesistente,  perchè la validità “a posteriori” di alcune delle sue idee  è data soltanto dalle scoperte scientifiche successive, non dalle sue intuizioni casuali.

EUGENIO – Quindi non è utile seguire i precetti filosofici ?
LUMEN -  Non solo non è utile, ma è un errore pericoloso.     Vi sono moltissimi esempi di teorie filosofiche errate che hanno condizionato la storia. C'è solo l'imbarazzo della scelta. Anzi la storia è quasi un continuo susseguirsi di disastri causati da teorie filosofiche errate. Per fortuna i disastri erano inframezzati dalle tante cose buone portate dalla scienza e dalla tecnica, altrimenti, non saremmo qui, oggi, a fare la bella vita.

EUGENIO – Ma a questo punto, cosa rimane della Filosofia ? E coma la possiamo davvero definire ?
LUMEN - I Dizionari  e le  Enciclopedie danno  in genere  della parola le definizioni che tutti conosciamo, che ne esaltano il ruolo, l’importanza  e la profondità.. In  realtà, la definizione più corretta è ben più misera.

EUGENIO – E sarebbe ?
LUMEN – Questa: “La Filosofia è quell’attività umana che consiste nel dare delle spiegazioni inventate e indimostrabili alle domande alle quali la Scienza non ha ancora dato una risposta accettabile”.

EUGENIO - Quindi  la  filosofia  diventa,  per  definizione, un  esercizio  di ignoranza.
LUMEN – Proprio così. L'affermazione è  sicuramente un pò forte,  e sembra assurda se si considera  che, come abbiamo visto, la parola deriva dal greco  Filo-sofos, cioè amore per  la  conoscenza,  ma  è inevitabile.

EUGENIO - Ma i  filosofi in genere sono persone di grande cultura.
LUMEN - Questo nessuno lo nega.  Io però non ho detto che il filosofo è un ignorante come persona.  Dico  che la filosofia, come esercizio del pensiero è una manifestazione di ignoranza. Per cui il  filosofo può essere benissimo  una persona colta, anzi  quasi sempre  lo è,  e molto,  ma si  comporta da  ignorante, per definizione, quando "fa il filosofo".

EUGENIO – E quindi il libro che ho letto avrebbe dovuto avere un altro titolo.
LUMEN – Proprio così. Avrebbe dovuto intitolarsi “L’Ignoranza della Filosofia”.
 

Il mitico Levitico

Copio e incollo dal sito di PIETRO ICHINO.
Davvero molto divertente. Lumen



<< Tempo fa un NOTO RELIGIOSO, dalle onde radio di Radio Maria, ha risposto ad un ascoltatore che l'OMOSESSUALITA' E' UN ABOMINIO, perchè a dirlo è la BIBBIA (Levitico, 18,22). Un ABOMINIO CHE NON PUO' ESSERE TOLLERATO IN NESSUN CASO. 10 giorni fa quello stesso ascoltatore ha scritto questa lettera al NOTO RELIGIOSO... Lettera del 16 maggio 2009:

"Caro sacerdote, le scrivo per ringraziarla del suo lavoro educativo sulle leggi del Signore. Ho imparato davvero molto dal suo programma, e ho cercato di condividere tale conoscenza con più persone possibile. 
Adesso, quando qualcuno tenta di difendere lo stile di vita omosessuale, gli ricordo semplicemente che nel Levitico 18:22 si afferma che ciò è un abominio. Fine della discussione. 

Però, avrei bisogno di alcun consigli da lei, a riguardo di altre leggi specifiche e come applicarle.

- Vorrei vendere mia figlia come schiava, come prevede Esodo 21:7. Quale pensa sarebbe un buon prezzo di vendita?

- Quando do fuoco ad un toro sull’altare sacrificale, so dalle scritture che ciò produce un piacevole profumo per il Signore (Levitico 1.9). Il problema è con i miei vicini. Quei blasfemi sostengono che l’odore non è piacevole per loro. Devo forse percuoterli?

- So che posso avere contatti con una donna quando non ha le mestruazioni (Levitico 15:19-24). Il problema è: come faccio a chiederle se ce le ha oppure no? Molte donne s’offendono.

- Levitico 25:44 afferma che potrei possedere degli schiavi, sia maschi che femmine, a patto che essi siano acquistati in nazioni straniere. Un mio amico afferma che questo si può fare con i filippini, ma non con i francesi. Può farmi capire meglio? Perché non posso possedere schiavi francesi?

- Un mio vicino insiste per lavorare di sabato. Esodo 35:2 dice chiaramente che dovrebbe essere messo a morte. Sono moralmente obbligato ad ucciderlo personalmente? 

- Un mio amico ha la sensazione che anche se mangiare crostacei è un abominio (Levitico 11:10), lo è meno dell’omosessualità. Non sono d’accordo. Può illuminarci sulla questione?

- Levitico 21:20 afferma che non posso avvicinarmi all’ altare di Dio se ho difetti di vista. Devo effettivamente ammettere che uso occhiali per leggere … La mia vista deve per forza essere 10 decimi o c’è qualche scappatoia alla questione? 

- Molti dei miei amici maschi usano rasarsi i capelli, compresi quelli vicino alle tempie, anche se questo è espressamente vietato dalla Bibbia (Levitico 19:27). In che modo devono esser messi a morte? 

- In Levitico 11:6-8 viene detto che toccare la pelle di maiale morto rende impuri. Per giocare a pallone debbo quindi indossare dei guanti? 

- Mio zio possiede una fattoria. E’ andato contro Levitico 19:19, poiché ha piantato due diversi tipi di ortaggi nello stesso campo; anche sua moglie ha violato lo stesso passo, perché usa indossare vesti di due tipi diversi di tessuto (cotone/acrilico). Non solo: mio zio bestemmia a tutto andare. È proprio necessario che mi prenda la briga di radunare tutti gli abitanti della città per lapidarli come prescrivono le scritture? Non potrei, più semplicemente, dargli fuoco mentre dormono, come simpaticamente consiglia Levitico 20:14 per le persone che giacciono con consanguinei? 

So che Lei ha studiato approfonditamente questi argomenti, per cui sono sicuro che potrà rispondermi a queste semplici domande. 
Nell’occasione, la ringrazio ancora per ricordare a tutti noi che i comandamenti sono eterni e immutabili. Sempre suo ammiratore devoto.” >>
 

sabato 9 ottobre 2010

Qui lo dico e qui lo nego - 1

Bisogna sempre andare a votare. Chi va a votare, può votare giusto o votare sbagliato. Ma chi non va a votare, sbaglia sempre.


Il pensiero di Destra si fonda su idee sgradevoli che funzionano; quello di Sinistra si basa su idee eccellenti che non funzionano. 


La politica consiste nel decidere come utilizzare e distribuire le ricchezze che si possiedono. La partitocrazia consiste nel distribuire le ricchezze che NON si possiedono (finchè dura).


La pena quando viene comminata non serve più. Ma va comminata perchè altrimenti nessuno ci crede.


Il miglior rispetto per le norme penali è quello spontaneo. Solo coi tribunali, una società non va molto lontano.


Il sentimento religioso ha uno strano effetto sulla giustizia: da un lato facilita l'adempimento spontaneo delle norme penali, dall'altro, con la teoria del ravvedimento del condannato, ha distorto completamente il significato dissuasivo della pena.


Dice il garantista: meglio 9 colpevoli in libertà che un innocente in galera. E le vittime innocenti dei reati che i 9 colpevoli in libertà commetteranno nuovamente, non le contiamo ?


IPSE DIXIT è una frase valida per tutti i bambini delle elementari, nonchè per gli adulti di tutte le età che si sono fatte prendere per il naso da qualcun'altro più furbo di Lui.


Scegliete sempre la soluzione più semplice: quasi sempre è la migliore; e quando non è la migliore, almeno è ... semplice.


Non è solo la necessità che aguzza l'ingegno. Molto spesso è soltanto la pigrizia.


Occorre un approccio positivo di fronte all'errore. Senza errori non può esistere nessun progresso.


Il nostro orgoglio è il mezzo più potente di cui dispongono gli altri per farci fare quello che vogliono loro.
 

Fuga dall'Eden

RUGH – Salve, io sono una tartaruga.  Tu chi sei ?
BISS – Sono un serpente.

RUGH – E da dove vieni ?
BISS – Da lontano, molto lontano.

RUGH – Quanto lontano ?
BISS - Dall’altra parte dell’oceano.

RUGH – Addirittura. E come sei arrivato fino qui ?
BISS – E’ una lunga storia.

RUGH - Racconta.
BISS - Una  volta abitava su  un melo, nei pressi della  fattoria "Eden", di proprietà  di un  ricco e potente Signore. La terra era coltivata da due contadini, che si chiamavano Adamo ed Eva.

RUGH – Qui nessuno coltiva.
BISS – Lo so. Il ricco  e potente Signore  aveva severamente avvertito  tutti gli animali selvaggi che  abitavano intorno alla fattoria, che  Adamo ed Eva erano suoi protetti, e che nessuno avrebbe mai dovuto mangiare il cibo speciale che loro cucinavano per se.

RUGH – Che cibo era ?
BISS – La chiamavano “pizza”.

RUGH – Mai sentito.
BISS – Se qualcuno avesse infranto il divieto, la  collera  del Signore sarebbe stata  tremenda  e  l'animale sarebbe  stato cacciato  dalla fattoria  e confinato  nelle foreste, di là dal  mare.

RUGH – Un bel caratterino, questo signore.
BISS – Io però, ero stufo delle mele del mio albero e avevo una voglia matta di assaggiare il cibo speciale di Adamo ed Eva. Mi ero sempre trattenuto, ma un bel giorno, dopo  aver ricevuto uno strano "plico" per  posta, mi sono deciso. Ho trovato una bella pizza incustodita e me la sono mangiata. Tutta.

RUGH – Com’era ?
BISS – Buona, direi.

RUGH – Accidenti. E poi ?
BISS - In  quattro e  quatt'otto il  ricco e  potente Signore mi ha scoperto,  ha celebrato il processo, ha emesso la  sentenza di condanna e mi ha spedito all'esilio nella foresta del Brasile, di là  dall’oceano.

RUGH – E sei arrivato qua.
BISS – Appunto.

RUGH – Beh, mi dispiace  che tu sia stato  cacciato dalla fattoria. Ma d'altra parte eri  stato avvertito, non potevi pensare di farla franca.
BISS  - Ma quale punizione ? La verità è che avevo  appena ricevuto  uno  splendido "depliant" illustrato sul  Brasile e avevo  una voglia matta di  venire qui, ma non avevo i soldi.   Così ne ho approfittato.

RUGH – In effetti….
BISS -  Sole,  mare, palme, belle  spiagge: questo  e  il mio  Eden, questo  è il  mio paradiso. Altro che fattoria !

 

domenica 3 ottobre 2010

Demografia italiana

Una lettera di Maria Luisa Cohen sul tema della demografia in Italia, pubblicata sulla nota rubrica "Italians" di Beppe Severgnini. Da leggere e meditare. 
LUMEN


Bassa natalità italiana: non è una iattura
<< Caro Severgnini, l'argomento della nostra bassa natalità, che tempo fa costituiva uno dei favoriti temi, è tutto d'un colpo sparito, per lasciare posto a problemi più immediati, come la crisi finanziaria. 
Eppure la cosiddetta sindrome delle culle vuote resta a testimoniare, secondo i commentatori, una prova del decadimento della nostra società. Il confronto con l'ascesa della natalità americana è invece testimonianza della sua vitalità. 
Vorrei qui illustrare brevemente i lati oscuri (tanto oscuri che nessuno sembra vederli) dell'esuberanza demografica, che non è una benedizione ma causa negativi riflessi economici e ambientali. 
L'Italia non è spopolata e bisognosa di più abitanti, anzi: abbiamo insieme ad altre nazioni europee, la più alta (rectius: una delle più alte - ndr) densità di popolazione mondiale. 
Media nazionale: italiana: 191 abitanti per kmq, il che vuol dire che un italiano (media nazionale) dispone solo 0,52 parti di ettaro pro capite. La media europea è 127 abitanti per Kmq pari a 0,78 ettari per persona; quella mondiale è: 44 abitanti per Kmq pari a 2,27 ettari per persona. 
Crisi economica a parte, che dovrà fatalmente limitare la nostra fecondità, si tratta anche delle risorse disponibili (in declino), spazio per ospitare tutti gli auspicati nuovi nati, che aumenteranno ferocemente la competizione per il lavoro. 
Lascio da parte, per mancanza di spazio, gli Stati Uniti, che già si trovano a gestire iatture ambientali ed economiche. Le nostre preoccupazioni sono mal dirette: guardiamo invece alle vere emergenze come la scarsezza idrica, la riduzione delle fonti di energia, i cambiamenti climatici. 
L'amore per i figli si dimostra soprattutto nell'offrire loro le migliori possibilità: più cresce il numero di abitanti/consumatori, e più cala lo standard di vita per tutti. >>
MARIA LUISA COHEN

Baby Boom

Sull'origine della guerra e della violenza nella società umana sono state dette e scritte moltissime cose, spesso in contraddizione tra loro.
Secondo lo storico tedesco Gunnar Heinsohn (fondatore dell’ “Istituto per lo studio comparato di genocidi e xenofobia” di Brema) non sono le religioni e nemmeno la fame le cause delle guerre: la violenza scoppia allorquando c’è un eccesso di giovani maschi in rapporto alla popolazione complessiva.
La tesi del professor Heinsohn mi sembra davvero illuminante e condivisibile, nella sua sconvolgente semplicità. Riporto pertanto qui di seguito una bella intervista rilasciata nel 2006 da Gunnar Heinsohn al giornale svizzero “Neue Zürcher Zeitung am Sonntag”.
LUMEN


NZZ - Lei ha inventato una specie di formula mondiale della storia. «Youth bulge» si chiama questa teoria che lei utilizza anche per analizzare l’attualità. Che significa?
G.H. - Ho ripreso il tentativo di una formula mondiale del francese Gaston Bouthoul del 1970, l’ho sviluppata e applicata a 70 paesi. Il risultato: sempre quando le donne – per decenni o persino secoli – hanno 6 – 8 figli, dunque 3 o 4 maschi, le cose si mettono male. Solo uno o al massimo due di essi potranno assumere ruoli sociali. Il terzo e il quarto, ambiziosi e nel pieno delle forze, o emigrano o cercano di ottenere anche loro una posizione con la violenza. Quando ci sono troppi giovani maschi si uccide: criminalità, guerre civili, genocidi di minoranze, rivoluzioni, guerre internazionali o colonizzazioni. La violenza perdura finché i maschi eccedenti soccombono e muoiono e il numero dei nati diminuisce.

NZZ - Perché ha chiamato questa teoria «youth bulge»?
G.H. - Uno «youth bulge» si ha allorché almeno il 30 per cento della popolazione appartiene alla fascia di età tra i 15 e il 29 anni, oppure allorché almeno il 20 per cento è nella fascia tra i 15 e i 25 anni. Bulge significa in inglese rigonfiamento. Con ciò s’intende il rigonfiamento della piramide dell’età. In Europa si è avuto uno «youth bulge» in continuazione per quattro secoli, a partire dal 1500. Dopo la decimazione della popolazione causata dalla peste nera nel XIV secolo cominciò l’incremento demografico. La caccia alle streghe uccise le levatrici e con esse scomparve anche il sapere intorno alla contraccezione. Il tasso di natalità salì da 2-3 figli per donna nel medioevo a un numero costante di 7 – 8 figli.

NZZ - Con quali conseguenze?
G.H. -  La storia di Europa si tinse di sangue. L’eccedenza di figli maschi spiega perché si andava in guerra ogni anno, perché si ebbero guerre civili, rivoluzioni, stermini e perché in questo periodo l’Europa conquistò il mondo e, sotto il pretesto della cristianizzazione, assoggettò e uccise in 400 anni il 90 per cento della popolazione mondiale. In Spagna diventarono colonizzatori persino i «secundones», i secondogeniti. Con lo stesso termine erano designati però anche i terzi e i quartogeniti eccendenti che organizzarono stragi e genocidi in Sudamerica. I figli maschi della Svizzera furono esportati come mercenari in mezza Europa.

NZZ - E che ne è delle figlie?
G.H. - Le figlie eccedenti sono diventate anch’esse violente solo nel XX secolo. Nella fase di dittature e guerrillas dell’America latina, dal 1950 al 2000, durante le quali si eliminò lo youth bulge, per la prima volta presero parte alle uccisioni anche le donne. Il loro contributo agli assassinii non superò però il 5 per cento, cioè più o meno la percentuale di donne carcerate condannate per omicidio.

NZZ - I ricercatori considerano piuttosto la fame e la miseria cause della guerra.
G.H. - Sarebbe bello, perché se la gente avesse da mangiare il problema sarebbe anche risolto. Ma la violenza che genera lo youth bulge non ha niente a che fare con la fame. Al contrario: chi partecipa ad azioni violente è in genere ben nutrito. Chi cerca da mangiare mendica, chi aspira a una posizione sociale spara.

NZZ - È dunque solo un problema di testosterone?
G.H. - Anche il figlio unico produce testosterone in eccesso quando entra nella pubertà, comincia a disprezzare i genitori e litiga col padre. E la concorrenza esiste anche nelle società senescenti, come la Germania e la Svizzera: per avere un posto migliore, idee migliori, un aspetto migliore. Con una differenza però: la lotta è incruenta. Perché lo youth bulge scateni la violenza occorre inoltre un’altra circostanza: devono esserci dieci giovani maschi per una sola posizione. Può influire anche la sessualità, per esempio se il suo esercizio è possibile solo all’interno del matrimonio, e se per potersi sposare occorre prima conquistarsi una posizione.

NZZ - Secondo lei le idee sono del tutto irrilevanti per spiegare movimenti politici e conflitti?
G.H. - Per prima cosa i giovani cominciano a diventare inquieti e a sviluppare ambizioni. Vogliono posti, e questi si possono avere solo eliminando gli altri, se necessario uccidendoli. Questo fa loro paura. Si tratta infatti di giovani normali con le consuete inibizioni morali: sanno cosa è bene e cosa è male. Per agire in modo violento hanno bisogno, inconsciamente, di un pretesto. E idee e testi allo scopo si trovano facilmente: la bibbia, il corano, Marx, le ideologie, le religioni risolvono il problema, perché esse suggeriscono: tu non uccidi, fai giustizia. Tu elimini il male, gli infedeli. E i giovani uccidono allora per la religione, la giustizia, la grandezza del paese.

NZZ - Islamismo, socialismo: si tratterebbe dunque, nel gergo marxista, di sovrastrutture? La molla è invece il problema demografico?
G.H. -  È così. Un’idea appropriata per giustificare la violenza dei giovani maschi si è sempre trovata. Fa allo scopo anche la bibbia. Quando gli spagnoli cercavano oro e gloria in Sudamerica e diffondevano il vangelo mostrarono una bibbia a Atahualpa e gli dissero: “Questa è la parola di Dio, accettala o considerati in guerra con la casa di Asburgo.” Atahualpa portò il libro all’orecchio e poi lo scaraventò nella polvere. Al che 180 spagnoli trucidarono 5000 incas. Crede davvero che se Atahualpa si fosse convertito al cattolicesimo gli spagnoli, soddisfatti della conversione, se ne sarebbero tornati sorridenti al proprio paese?

NZZ - Oggi non è però la profanazione della bibbia, bensì del Corano che è presa a pretesto per scatenare la violenza dello youth bulge e gli assassinii.
G.H. - In effetti c’è un parallelismo evidente. In occasione della profanazione del Corano tutta la stampa occidentale ha subito sentenziato: se si profana il libro sacro, in Iraq e Afghanistan ci saranno per forza ancora più attentati e assassinii. Non si vuol capire che l’islamismo è solo un pretesto.

NZZ - Dunque lei crede che il Vicino Oriente sarebbe una regione inquieta anche se non ci fossero il petrolio e l’islam e il passato coloniale?
G.H. - Naturalmente. Usama Bin Ladin parla oggi soltanto della gioventù di Allah. Ha appreso che in soli 100 anni i mussulmani si sono decuplicati e sono oggi 1,5 miliardi. Intorno al 1950 nel mondo islamico una donna aveva in media 6 – 8 bambini, cioè 3 o quattro figli maschi. I nati nel 1950 avevano nel 1970 vent’anni. Tra il 1970 e il 1990 cominciano in questi paesi i primi disordini e le uccisioni. Un esempio proprio classico è il Libano. In questo paese tra il 1975 e il 1990 c’è stata una guerra civile con 150'000 morti su una popolazione di 3 milioni di abitanti. Naturalmente vi erano nel paese circa sei gruppi religiosi che versavano olio sul fuoco aizzando i giovani maschi. Ma quesi gruppi esistevano anche prima ed esistono anche ora. Perché a partire dal 1990 cessa la violenza? L’alto numero di figli maschi è calato: il tasso è calato da 6 figli per donna a 1,95. Manca la materia prima per scatenare guerre e violenza.

NZZ - Invece nei territori palestinesi il personale ci sarebbe?
G.H. - Lo youth bulge palestinese è uno dei più mostruosi in assoluto. Per una ragione particolare: tutti i palestinesi che vivono nei campi per profughi sono appunto profughi. E tutti i figli che nascono in questi campi – il primo o il decimo - sono automaticamente profughi anch’essi e sono nutriti, istruiti e assistiti medicalmente dalle istituzioni umanitarie dell’occidente. Ma l’occidente finanzia le cliniche per partorire, ma non crea le strutture necessarie per i giovani. Abbiamo dunque giovani istruiti e nutriti in una situazione senza speranze. Finora il conflitto interno è rimasto relativamente sopito. Il potenziale di violenza è rivolto contro Israele, ma Israele si difende con azioni mirate. Da quando Israele si è ritirato dalla striscia di Gaza si avverte che in futuro la violenza potrebbe portare a una guerra civile fra palestinesi.

NZZ - Ma lo youth bulge non potrebbe essere riassorbito in modo incruento, per esempio se la crescita economica creasse posti e posizioni in numero sufficiente?
G.H. - In genere le cose si svolgono esattamente al contrario. La crescita economica fa calare il tasso di natalità. Non esiste un metodo contraccettivo migliore del lavoro salariato - per gli uomini, ma anche per le donne.

NZZ - La settimana prossima terrà una conferenza ai comandi militari britannici in merito alle sfide fino al 2020. Cosa dirà loro?
G. H.: Nei paesi islamici ci sono oggi 300 milioni di giovani maschi sotto i 15 anni. Non si tratta di una ipotesi, sono già nati. Nei prossimi 15 anni essi avranno tra i 15 e i 30 anni. Nel migliore dei casi 100 milioni troveranno una sistemazione nei loro paesi, ma 200 milioni costituiscono un potenziale di violenza: molto probabilmente per quei paesi, ma anche per il resto del mondo. Questa sarà la situazione dei prossimi 15 anni. In seguito la situazione migliorerà.

NZZ - In concomitanza col calo del tasso di natalità.
G.H. -  Naturalmente, e si avvertono dei segnali. Il trend della secolarizzazione ha fatto calare il tasso di natalità anche nei paesi islamici. Per esempio in Tunisia, ma anche in Algeria: qui il numero di figli per donna è calato da 7 a 2 – è del resto questa la ragione per cui la guerra civile tra gli islamisti e il governo militare, alimentata dallo youth bulge, è terminata. Anche in Iran il numero di figli è calato da 7 a 2 per donna. In Iraq non ancora, il numero è di 5. In Afghanistan di 7, in Pakistan di quasi 5. Questi paesi restano per il momento, unitamente allo Yemen e all’Arabia saudita, delle polveriere.

NZZ - Che cosa consiglierà concretamente ai generali britannici?
G.H. - Di non immischiarsi, se esploderà un conflitto a causa dello youth bulge. È quello che l’occidente già fa oggi. Per esempio per quanto riguarda il Darfur. Molti credono che lì sia in corso una guerra a sfondo razziale, i neri contro gli arabi. Ma le divisioni per razza e religione sono solo dei pretesti. Ci si è tenuti fuori in tutti i modi anche dai conflitti in Liberia e Sierra Leone. In un conflitto causato dallo youth bulge i buoni di oggi possono diventare i cattivi di domani. Per portare la calma nella ragione occorrerebbe stazionare a lungo molti soldati – che l’occidente non ha. La famiglia occidentale ha solo un figlio di cui non può fare a meno, nemmeno per un secondo. Se muore non ne ha più nemmeno uno. Ma il terzo mondo pretende che il primo mandi il suo unico figlio per impedire che i loro terzi e quartogeniti si ammazzino. Una pretesa eccessiva.

NZZ - Un discorso piuttosto cinico.
G.H. - Non è solo cinico, ma anche pericoloso, perché l’umanità ha adottato nel 1948 una legge internazionale contro i genocidi che obbliga ogni singola nazione ad impedire un genocidio. Un non intervento costituisce a rigore una violazione del diritto. Per questo i genocidi vengono definiti piuttosto guerre civili e come tali condannati – senza altre conseguenze.

NZZ -  Ma in Iraq e in Afghanistan l’occidente è intervenuto. Si tratta però anche di ricostruire questi paesi e di instaurarvi la democrazia. Finora il tentativo sembra fallito. Perché?
G.H. - Avevamo l’esempio della bella politica della tavola rotonda, come in Ucraina, Georgia e altri paesi dell’est europeo. Lì si sono ottenuti progressi promettenti, e si è pensato: insomma, ciò di cui abbiamo bisogno è un filosofo tedesco alla Habermas con la sua teoria del dialogo, e la cosa è fatta. Ma non è stato merito di Habermas e nemmeno della mentalità e della saggezza degli europei dell’est. I successi sono dovuti al fatto che qui abbiamo a che fare con popoli che implodono e invecchiano. Ognuno di quelli che partecipava alla tavola rotonda trovava poi una sistemazione di primo piano. In Iraq o in Afghanistan per quell’unico posto si battono cinque giovani maschi solo per potersi sedere alla tavola rotonda. Non appena lo youth bulge si sgonfia la democrazia s’instaura per così dire automaticamente. Lo abbiamo visto molto bene in America latina dopo che marxisti e fascisti si erano decimati a vicenda e il tasso di natalità era calato.

NZZ - Come stanno le cose da noi in Europa? Regna la pace perché i giovani maschi sono in numero così esiguo?
G.H. - Se noi in Germania ci fossimo moltiplicati come i palestinesi di Gaza ci sarebbero oggi 550 milioni di tedeschi e 80 milioni di giovani tra i 15 e i 20 anni. Crede davvero che 80 milioni di giovani sarebbero dieci volte più pacifici dei 7 che abbiamo oggi? O non farebbero piuttosto esplodere bombe a Praga, Danzica e Breslavia e direbbero – come i palestinesi: questo è il nostro territorio che ci è stato strappato per vicende storiche di cui non siamo responsabili?

NZZ - Lei non ha dunque paura dei neonazisti tedeschi?
G.H. - Proprio per niente. I giornali del mondo intero riportano le loro imprese, ma ciò avviene perché non si è capito il vecchio fascismo. Si credeva che alla base del fenomeno ci fossero idee diaboliche. Benché l’ultimo youth bulge tedesco si fosse formato tra il 1900 e il 1914: fu questo che infiammò gli animi nella Repubblica di Weimar. Oggi si contano in Germania 7.000 neonazisti, ma il corpo di polizia conta 270.000 uomini: la situazione è dunque sotto controllo.

NZZ - Lei ha ricordato l’ultimo youth bulge tedesco dal 1900 al 1914. Non ce n’è stato un altro all’origine del 1968?
G.H. - Certo che nel 1968 furono all’opera dei giovani che volevano fare carriera. E ci scapparono anche dei morti – le vittime dalla banda Baader-Meinhof. Ma si trattò del ‘baby boom’, di uno youth bulge piccolo piccolo. I giovani arrabbiati del 1968 si sono presto accorti che c’erano buoni posti a sufficienza per loro nella società. E hanno smesso di combattere – e ovviamente di ammazzare.

(Traduzione di Sergio Pastore)

Il Fenotipo Ribelle

EUGENIO – Lumen, secondo te, qual è il senso ultimo della vita di un uomo ?
LUMEN - Tu hai studiato biologia ?

EUGENIO - Sì.
LUMEN – Quindi conosci bene la differenza tra genotipo e fenotipo.

EUGENIO – Certo. Il primo è il materiale genetico di base – il famoso DNA - che si riproduce da una generazione all’altra, il Fenotipo invece è il singolo individuo che, riproducendosi, perpetua il genotipo.
LUMEN – Perfetto. Allora non ti stupirà sapere che, secondo qualcuno, una gallina non è altro che lo strumento mediante il quale un uovo produce un altro uovo.

EUGENIO – Bella ! Chi l’ha detta ?
LUMEN – Samuel Butler, uno scrittore inglese dell’ottocento.
 

EUGENIO - E quindi ?
LUMEN – E quindi, fuor di metafora, che il fenotipo non è altro che il mezzo con cui un genotipo produce un altro genotipo.

EUGENIO – Ma è vero ?
LUMEN – Certo che è vero.

EUGENIO – Accidenti. E questo vale anche per l'uomo ?
LUMEN – Naturalmente: anche l’uomo è un animale.
 

EUGENIO – Però, a ben vedere, si potrebbe anche dire l’opposto.
LUMEN – Ovvero ?
 

EUGENIO – Che il DNA (genotipo) è solo un mezzo attraverso il quale un individuo produce altri individui.
LUMEN - Bello questo rovesciamento di prospettiva. Ma non credo proprio che la seconda frase possa essere valida quanto la prima.
 

EUGENIO – E perché ?
LUMEN - Nella prima frase abbiamo il DNA che usa l’individuo, diciamo il fenotipo, per ottenere copie DI SE STESSO. Nella seconda frase abbiamo il fenotipo, che usa il DNA per creare altri fenotipi DIVERSI da sè. In questo secondo caso, la selezione naturale non potrebbe operare correttamente e quindi saremmo fuori dall’evoluzione darwiniana.
 

EUGENIO – Accidenti: è vero. Peccato, però, perché la seconda versione mi sembrava più accettabile per noi uomini.
LUMEN – Lo so. Per fortuna, c’è comunque una grande, fondamentale differenza tra l’uomo e gli altri fenotipi.

EUGENIO – Meno male ! E quale sarebbe ?
LUMEN - Che l'uomo, e solo l’uomo, può essere consapevole della sua dipendenza dal DNA.
 

EUGENIO – E quindi ?
LUMEN – E quindi può dare un senso ultimo alla sua vita opponendosi alla schiavitù che condiziona tutti gli altri esseri viventi e diventare un “Fenotipo Ribelle”.

EUGENIO – Ribelle al DNA ?
LUMEN – Esattamente. L’uomo deve vivere e pensare come fenotipo, come individuo per se stesso, e ribellarsi, con tutta le sue forze, alle costrizioni del proprio DNA. E’ difficile, molto difficile, ma non impossibile.
 

EUGENIO – Ed in che modo può farlo ?
LUMEN – Ignorando il fine ultimo del DNA, ovvero la sua spinta cieca e assoluta alla replicazione. Tutto quello che l’uomo fa per sé come individuo, e non per la sua progenie, costituisce l’unico vero libero arbitrio di cui dispone.
 

EUGENIO – E se non lo fa ?
LUMEN – Se non lo fa, rimane, come accade in effetti per la maggioranza delle persone, solo uno schiavo, un burattino nelle mani del DNA, di cui eseguirà ciecamente gli ordini, credendo di seguire i propri desideri.